Chi è Cecilia Bozzoli?
Sono un’illustratrice italo-svizzera. Vivo e lavoro a Losanna da una cinquantina d’anni, pur rimanendo profondamente… genovese. Figlia d’arte, sono nata in una famiglia di artigiani: nonno intagliatore, ebanista e padre fumettista, rimasto sempre clandestino in Svizzera. Disegnava Diabolik nella mansarda di casa. Come libera professionista ho fatto disegni per vari clienti, agenzie, musei, anche in tribunale per il quotidiano Le Temps.

Ma la proposta di Mariachiara Vannetti di fare un fumetto è stata proprio una bella sorpresa. Un pretesto per disegnare un po’ della mia storia? Sono immigrata in Svizzera all’epoca del fumetto e ricordo ancora clima e manifesti delle campagne anti-stranieri quando andavo a scuola.

Cosa si aspetta dall’evento del 5 novembre? 
Al di là dell’incontro con gli addetti ai lavori –  sono molto curiosa per le reazioni a questo fumetto – mi sembra molto importante la sua futura distribuzione.

Spero che il fumetto capiti nelle mani dei giovani, dei secondi, che probabilmente mai hanno sentito parlare di bambini nascosti, ma soprattutto che passi di mano in mano e raggiunga gli anziani stagionali, e che diventi un pretesto per evocare i loro ricordi, troppo spesso messi a tacere. Scommetto che molti nipotini alzeranno la testa dallo smartphone per ascoltarli… 

In tre parole chi è Celeste? 
Una dei tanti (si saprà mai quanti?) bambini nascosti della Svizzera degli anni ’60. Ma rappresenta anche l’angoscia dei genitori stagionali, il silenzio e la solitudine vissute dai bambini nascosti, e un percorso d’integrazione riuscita ma anche di italianità rivendicata.

Quanto sono importanti le illustrazioni?
In un fumetto le illustrazioni sono fondamentali, Bande Dessinée siqnifica appunto striscia disegnata. Possono esserci fumetti raccontati esclusivamente con immagini. Nel nostro caso testo e immagini si completano a vicenda, al servizio di una storia. Ad ogni rilettura di «Celeste», il testo di Pierdomenico Bortune diminuiva, pezzo dopo pezzo, ma ciò non amputava il racconto, spero…

Cosa ne pensa del detto che un’immagine vale più di mille parole? 
Più che mai al giorno d’oggi. L’immagine è immediatamente alla portata di tutti, ciascuno ci entra senza l’ostacolo delle parole o di una lingua. Ma le chiavi di lettura, le proprie interpretazioni, possono esser diverse, e, come abbiamo visto recentemente, un disegno può diventare… pericoloso. In un fumetto, l’immagine più è sintetica, più cose racconta: in una sola vignetta si può capire chi, dove, quando…  persino se fa caldo o freddo!

Il mio stile è molto realistico, e, quasi per un difetto professionale, posso letteralmente perdermi nei dettagli. Ecco un piccolo esempio-quiz per i lettori di italoBlogger: nella cucina della baracca degli stagionali ho messo caffettiere Moka e napoletane.  Ma quali potevano esserci davvero, in quel di Neuchâtel alla fine degli anni sessanta?

Può sembrare idiota, ma ogni tavola comporta rompicapo simili da risolvere per rendere credibile la storia.